giovedì, giugno 30, 2005

Per Cat - Cap. II

Sono arrivato alla notte per miracolo, completamente sturbato dai tanti lavori in corso e dalle tonnellate di decibel che riversate su di me. Mi avete "cotto" a puntino: ora sono pronto ad agire.
No, non è pipistrellino il mantello che indosso - piuttosto un trenchcoat à la Tenente Colombo. I vostri quartieri del centro sono esempi di tracotanza salvatisi dalle bombe dell'ultima guerra; vi avete installato delle telecamere, ma io sono l'ombra del mio corpo: non riuscirete mai ad identificarmi.
E' salda la porta del primo piano di questo stabilimento stile rococò. Non leggo neppure il nome sulla targhetta; busso direttamente.
Una colf di pelle bruna, non più giovane. La sposto di lato senza tanti complimenti e, mentre lei grida in segno di protesta, entro a grandi passi. Un corridoio che non finisce più, poi un grande salone.
Eccoli: padre, madre, tre figli di cui due in età adolescenziale; al tavolo per la cena, con la tivù accesa. Ignoro la colf alle mie spalle e tiro fuori la Luger.
Domani i giornali scriveranno: "Ha salvato soltanto la donna di servizio e la bambina di tre anni. Perché?"
Ricordatevi, ricordatevi tutti di Cat.

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