giovedì, maggio 11, 2006

Per Cat - Cap. VI


"Pronto? Parlo con...?"
"Sì, sono io."
"Qui Lisa."
"Ehi, ciao! Che sorpresa!"
"Ciao!" (Risata da fumatrice.)
Lisa Stanhalder è austriaca. Fa la portiera-segretaria di una fabbrica di computer. L'ho conosciuta durante una delle mie "uscite" da interinale. Sapevo bene che si era un po' infatuata di me, ma non credevo che mi avrebbe cercato.
"Mi chiedevo... vogliamo vederci? Sai, sono stata in Italia... a Roma. E' stata una splendida vacanza. Vorrei parlartene. E magari puoi darmi una dritta per come meglio imparare la lingua..."
"Sì, certo. Chiaro."
"Ti ricordi che...?"
"Sì, ricordo."
Ricordo. Mi aveva raccontato di aver conosciuto un medico italiano e che avrebbe voluto andare a trovarlo, laggiù, nella caput mundi. Evidentemente, ha vissuto una bella avventura con lui.
"Allora..." riprende, "magari ci incontriamo davanti a un cappuccino..."
"Sarebbe grandioso, Lisa. Facciamo la prossima settimana?"
"La prossima?" (Con una punta di delusione.)
"Sai, il lavoro..."
Già. Il lavoro. In ogni media, i socialsofisti si sbizzarriscono a discutere del "nuovo corso". Molti di loro sono mestieranti della politica, e perciò ne parlano con entusiasmo. Si sa: la politica è big bisney. Tutto e tutti sono manovrati dall'alto; dal capitale.
Finisco di montare la carabina, mentre ascolto il notiziario radio.
"Monaco di Baviera. Il Presidente dei Ministri bavarese Gustav Stibbitz ha proposto di innalzare l'età minima di pensionamento. 'Un uomo a 70 anni' ha dichiarato Stibbitz, 'è ancora in grado di espletare molte funzioni. Perché allora non farlo lavorare fino a 75?'..."
Spengo. Queste sono le notizie che mi fanno tremare le vene dei polsi. Un'ultima controllatina all'arma, un'occhiata all'orologio; ancora un'ora o due - il tempo che la notte maturi -, prima di uscire.

Perché uccido? Per rimandare il suicidio. E anche perché il mondo ha bisogno di giustizia. Il mondo... e Cat.
Chiudo gli occhi, stringo le labbra. Cat...
Finora ho fatto fuori solo alcuni freaks, ma il vero nemico è rappresentato dal potere economico, nei suoi vari aspetti di speculatori nell'edilizia, di fabbriche inquinanti, di complesso militare-industriale. E dai governi nazionali e locali che fanno le leggi su misura del potere economico o che, sempre per non disturbare i mammasantissima di banche e multinazionali, non fanno osservare quelle due o tre leggi favorevoli all'ambiente che bene o male sono riuscite a passare.
Ho eliminato un paio di manager della piccola industria, ma far fuori un politico - uno di tale rango, poi! - è ben più arduo.
Dove vivono costoro? E chi li protegge? L'esercito? O la BND, ovvero il servizio segreto?
Su Stibbitz ho raccolto qualche indirizzo, qualche informazione: poche tracce ricavate qua e là, soprattutto spulciando riviste e quotidiani. Spero che basteranno.
Mi avventuro nell'oscurità. Le luci dei lampioni, riflesse dal ghiaccio che incrosta strade, marciapiedi e facciate di case, assumono riflessi innaturalmente blu.
A un talkshow hanno di nuovo parlato di me: "il folle killer senza volto". Uno psichiatra della polizia ha addirittura ipotizzato che io nel frattempo possa essermi suicidato, o che potrei farlo presto.
C'è andato molto vicino. Mi sottovaluta, però.
D'accordo, è pretenzioso voler rimanere in vita in una società che ha già fatto karahiri, ma io ho una missione da portare avanti.
Cat...
Secondo alcuni studi, il calabrone non può volare perché la sua larghezza alare non è proporzionale alla sua grandezza corporea. Ma il calabrone non lo sa, perciò lui continua a volare.
Mancano molte ore all'alba: metà notte, secondo il mio orologio. E domani alle cinque di nuovo al lavoro...
La ditta interinale che mi ha preso sotto contratto (la Vampirs und Kameraden, Incorporated) mi sta succhiando il sangue. In questo mondo, ognuno ha la sua occupazione. Nelle posizioni dirigenziali ci sono quelli con la testa a punta e i capelli radi, e nei gironi infernali striscia tutto l'esercito di cosiddetti colletti blu: figuri tozzi, la fronte bassa e il cranio piatto. Persino i disoccupati sono in tante faccende affaccendati: devono correre di qua e di là, riempire formulari, presentare giustificazioni all'Arbeitsamt (l'"Ufficio del Lavoro": denominazione invero ironica)... vengono tenuti sempre sotto controllo, quasi fossero dei criminali.
Nessuno più in giro. Grünwald: un quartiere di lusso, con tanta vegetazione e videocamere dappertutto. Mi sistemo la calza sul volto. En passant, ripenso a Lisa. Gambe lunghe, capelli corti, curve perfette. E quell'accento austriaco, così sensuale...! Mi riprometto di contattarla lunedì stesso... se il lavoro-schiavitù non mi avrà stremato. Mi spiace dover fare cornuto il suo amico romano, ma se non ci penso io, ci penserà di certo qualcun altro.
Laggiù, Villa Stibbitz. Molte finestre accese. Ciò conferma quanto ho letto sul giornale: il signor Presidente dei Ministri dà un ricevimento privato. Sia benedetto il gossip!
Nessuna necessità di avvicinarmi troppo; sarebbe peraltro rischioso: davanti e dietro la cancellata, si aggirano le ombre dei gorilla di Gustav Stibbitz. Il viale è assai spazioso. Mi accoccolo dall'altra parte, all'ombra, e sfodero la carabina. Una XM29, acquisita grazie all'intermediazione di certi conoscenti est-europei. In pochi secondi monto il mirino agli infrarossi, poi il silenziatore. Inquadro un finestrone al pian terreno. Facce allegre e altre supponenti, cristalli, broccati, arazzi e Mirò, Beckmann e De Chirico alle pareti. Un carosello di spensieratezza, prosperità e boriosa altezzosità.
Tolgo la sicura, sfioro il grilletto. Non ho fretta. La mano è ferma, l'alito si congela in nuvolette tranquille. Quel bastardo con lo smoking prima o poi mi verrà sotto tiro...

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