domenica, aprile 22, 2007

Ennesimo dramma allo Z.E.N.

Da più di due anni una madre costringeva la figlia, oggi quattordicenne, a prostituirsi. La donna, 39 anni, è finita in carcere, assieme a tre uomini. E' accaduto nel quartiere Z.E.N. di Palermo: i carabinieri del reparto operativo hanno arrestato, oltre alla donna, Francesco Muscatello, pregiudicato 57enne di Castellana Sicula (Palermo), e i palermitani Maurizio Modica, 40 anni, e Giuseppe Librera, 65 anni.
Era la madre a gestire gli "incontri" della figlia: il compenso in denaro variava dai 15 ai 30 euro, a seconda della durata e della natura della prestazione.
La sciagurata donna e i tre "clienti" devono rispondere dei reati di prostituzione minorile, riduzione in schiavitù e atti sessuali con minore. La ragazzina, sentita dai sostituti procuratori alla presenza di una psicologa, ha confermato tutto e, insieme ai suoi quattro fratelli, è stata condotta in una casa-famiglia fuori provincia.



Lo Z.E.N. (Zona Espansione Nord) è da qualche anno sede di importanti impianti sportivi quali il Velodromo Borsellino e il nuovo stadio di baseball, ma rimane anche il quartiere popolar-popolarissimo che fu fin dal suo nascere (1969). A nulla è valso cambiarne la denominazione in "San Filippo Neri": per i palermitani, rimane "'u zzenn", sinonimo di girone dell'Inferno. Non a caso, su uno dei suoi muri si legge la scritta: "Lasciate ogni speranza, voi che entrate".
E' un focolaio di forti disagi con altissimi tassi di dispersione scolastica e microcriminalità. Un luogo di disperazione in cui regna il degrado, chiuso come una fortezza ed evitato come un lazzaretto pieno di appestati. In gran parte mancano ancora le fogne e altre infrastrutture basilari. Le sue insulae di cemento "ospitano" circa 20.000 persone, anche se le cifre ufficiali parlano di 16.000.


Nonostante le reiterate denuncie dei media e l'impegno delle istituzioni scolastiche, religiose e del volontariato, la situazione del quartiere rimane allarmante, tanto che il celebre architetto Massimiliano Fuksas si è spinto a proporne la demolizione, assieme agli altri agglomerati periferici degradati d'Italia (come il Corviale a Roma).

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