martedì, aprile 21, 2009

J.G. Ballard (1930-2009)

Aveva 78 anni James Graham Ballard quando il cancro (di cui soffriva da tanto tempo) l’ha ucciso. E' accaduto ieri, 19 aprile 2009, a Londra, e immediatamente le agenzie di tutto il mondo hanno battuto la notizia.


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Ballard era uno degli scrittori di fantascienza maggiormente scettici nei confronti del progresso e dei tanto decantati benefici della scienza e della tecnica. Nato a Shangai, fu fatto prigioniero dai giapponesi nel 1941, ancora bambino: un’esperienza traumatizzante che lui, oltre quarant’anni più tardi, avrebbe raccontato in Empire of the Sun (“L'Impero del Sole”), da Steven Spielberg magistralmente trasposto per il grande schermo. Questo primo spezzone di autobiografia, insieme a un paio di altri romanzi nei quali risalta la sua capacità di analizzare la vita contemporanea con forte realismo visionario, lo ha proiettato nel Parnaso degli scrittori britannici più apprezzati in assoluto. 


Ballard, che solo a cominciare dal 1946 visse in Inghilterra (dove sfollò con la madre e le sorelle), avrebbe voluto diventare medico. Non riuscì però a concludere gli studi e, dopo aver provato vari espedienti per guadagnarsi da vivere, entrò nella Royal Air Force. Mentre era di stazza in Canada, si appassionò per la science fiction.


Congedatosi e tornato in patria, iniziò la carriera di scrittore nel 1961, con il romanzo di fantascienza The Wind from Nowhere (“Vento dal nulla”). 


Da qui in poi, avrebbe pubblicato le sue opere con cadenza regolare. Una delle più celebri rimane The Atrocity Exhibition (“La mostra delle atrocità”; 1970). Si tratta di una silloge di quindici racconti aventi in comune un unico protagonista e le sue svariate ossessioni, comprendenti quelle sul suicidio di Marilyn Monroe e sull'omicidio del presidente Kennedy. In uno dei racconti, il tema è l’abnorme fissazione per gli incidenti stradali, che Ballard tornerà a trattare, approfondendolo, in Crash (1973), romanzo alquanto controverso da cui David Cronenberg trasse una pellicola poco fortunata.


La precoce scomparsa di sua moglie Helen Matthews, nel 1964 (dopo appena dieci anni di matrimonio), lasciò nello scrittore ferite indelebili. Lui cercò di superare quest’altro trauma con il romanzo The Kindness of Women (“La gentilezza delle donne”), praticamente la seconda parte della sua autobiografia, piena di immagini surreali e simboli di sofferenza, dolore, pazzia e morte.


Le sue visioni erano così infernali, per quanto avessero uno stretto rapporto con la realtà, che la critica inglese coniò un nuovo aggettivo: "ballardian". Il Collins English Dictionary dà di "ballardian" la seguente definizione: "Modernità distopica, desolati paesaggi costruiti dall'uomo, effetti psicologici derivanti dallo sviluppo tecnologico, sociologico o ambientale". Non c'è nulla di surreale in Ballard: tutt'altro. Lui pone la realtà sotto il microscopio fino a sviscerarne gli aspetti più crudeli. Il suo è realismo alla massima potenza, dunque; iperrealismo. La presunta normalità - ci suggeriscono i suoi libri - è solo un'illusione percettiva.


Gruppi rock come i Radiohead e Joy Division ammirano le opere di Ballard, e il produttore musicale Trevor Horns ha ammesso che era stato il suo racconto "The Sound-Sweep" a servire da ispirazione per "Video Killed the Radio Star", prima canzone in assoluto a essere trasmessa da MTV.


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“Deserto d'acqua”, “Terra bruciata” e “Foresta di cristallo” sono alcuni dei titoli di Ballard più noti agli amanti della fantascienza. Romanzi crudi, quasi tutti ambientati sulla Terra e in cui spesso avvengono catastrofi immani. “L'isola di cemento” e “Condominium” trattano in maniera allucinata - e allucinante - il tema della violenza che pare sempre scatenarsi da inezie, da qualche banale incidente. Con il tempo, quella di Ballard diventa sempre più una fantascienza sui generis: l’autore infatti finisce per approdare definitivamente a una letteratura "delle ossessioni" che alcuni critici hanno voluto paragonare ai prodotti di Williams Burroughs. Ma forse è più lecito il paragone con Philip K. Dick, anche se quest'ultimo, nella sua "geniale follia", era più un filosofo, mentre Ballard era più un letterato.


Nel 2003 lo scrittore inglese condannò con toni ironicamente amari l'invasione militare dell'Irak, prevedendo che gli occidentali non vi avrebbero trovato nessuna arma di distruzione. E, sempre nello stesso anno, dichiarò, in un'intervista rilasciata alla testata australiana The Age: "Dobbiamo romperla con il mito secondo cui è possibile 'illuminare' ed educare l'umanità. In questo modo ci si culla nell'illusione che tutti noi siamo esseri razionali e perfettibili, mentre invece non è così".


Il suo ultimo romanzo Kingdom come (“Regno a venire”, in Italia pubblicato da Feltrinelli), parla dell'inumano cinismo di un capitalismo spinto agli eccessi.


“Si guardi attorno, signor Pearson. Abbiamo a che fare con un nuovo esempio di uomo e di donna: occhi stretti, passivi, stringono in mano le loro carte di credito dei grandi magazzini... Vogliono essere presi in giro, vogliono essere convinti a comprare delle emerite schifezze. La loro istruzione si basa sugli spot televisivi. Sanno che le uniche cose che valgono sono quelle che possono mettere nella busta della spesa. Questa è una zona infestata, signor Pearson, e la peste si chiama consumismo.” (Cap. 4, pag. 37)


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La terza e ultima parte  della sua autobiografia, Miracles of Life, è uscita l'anno scorso. Ballard era da tempo consapevole che i suoi giorni erano ormai segnati.




           Pubblicato su The Uchronicles


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